MALESIA E BORNEO: UN MIX CULTURALE DA CUI PRENDERE ISPIRAZIONE
La nostra prima tappa nella terra di Sandokan è Georgetown, Patrimonio Mondiale Unesco, una piccola città sull’isola di Penang poco dopo il confine con la Thailandia.
Scegliamo il quartiere indiano per risparmiare sull’alloggio e sui pasti, sono passati cinque mesi dalla nostra avventura nella vera “Incredibile India” e ritrovare quei colori, quelli musiche e quei profumi, risveglia in noi una piacevole sensazione. Dopotutto, nonostante i problemi al confine col Myanmar, ci abbiamo vissuto per tre mesi.
Il nostro ostello è un’antica casa in legno leggermente ristrutturata (forse il termine “ristrutturata” è un tantino esagerato, diciamo che il tetto non dovrebbe crollarci sulla testa).
Siamo felici, Georgetown è piccola e tranquilla, si gira completamente a piedi (cosa che amiamo) e vogliamo fermarci per un po’. Come da prassi troviamo subito le nostre baracche per mangiare dove diventeremo clienti fissi: due euro per colazione, uno per pranzo e cena (Dio benedica i samosa indiani), e ogni tanto un succo di frutta servito rigorosamente in bustine di plastica, tipo quelle dove mettono i pesci rossi.
La cosa più affascinante è osservare il mix di razze e religioni che convivono nella più totale serenità: musulmani, cristiani, induisti, tutti sotto lo stesso cielo nel pieno rispetto reciproco. In un momento storico in cui in occidente l’intolleranza e il razzismo avanzano ogni giorno, è una bella doccia fredda vedere quanto poco basterebbe per andare tutti d’accordo.
La particolarità che ha reso così famosa Georgetown è la street art che è possibile ammirare praticamente ovunque. Nel 2012 il governo commissionò all’artista lituano Ernest Zacharevic una serie di opere d’arte da realizzare in pieno centro sfruttando elementi reali, come le finestre degli edifici, le imperfezioni dei muri, moto, biciclette, pali stradali e piante. Il risultato è stato una serie di murales spettacolari disseminati ovunque! Oltre ai più famosi nelle vie principali, per i quali sono state create delle vere e proprie mappe per turisti, è possibile scovarne qualcuno dietro ogni angolo e ogni giorno, passeggiando senza meta, abbiamo scoperto qualche nuovo capolavoro. Questo enorme successo ha ovviamente ispirato altri artisti che hanno continuato a decorare la città con altrettante opere d’arte fino a renderla il gioiellino che è oggi.
La seconda caratteristica che rende Georgetown così affascinante è il suo passato coloniale inglese, grazie al quale il centro storico oggi è tappezzato da bellissimi edifici color pastello, adibiti a musei, negozi o abitazioni private, che sono un piacere per gli occhi e contribuiscono a rendere la città così piena di charme.
I giorni volano, continuiamo e estendere il soggiorno con l’ostello perché non riusciamo a staccarci da questo luogo così piacevole e rilassato. Abbiamo l’immensa fortuna di incontrare altri due grandi viaggiatori, Angela e Paolo di Beyond The Trip, anche loro hanno rinunciato ad una vita tradizionale per partire a tempo indeterminato alla ricerca della vera felicità. Due persone straordinarie con cui è nata una grande amicizia che ci ha fatto sentire “in famiglia” dopo tanto tempo.
Approfittiamo di questo momento per prenotare i prossimi voli, nel 99% dei casi ci spostiamo via terra da un Paese all’altro, ma per alcune tratte l’aereo è necessario e incredibilmente più economico dei lunghi viaggi in mare.
Appena accendiamo il computer scatta in noi una molla, come quella che da Hong Hong ci ha portato in Giappone, totalmente fuori programma. “E se andassimo in Borneo? Siamo veramente vicini, chissà quando ci ricapiterà”, dieci minuti dopo abbiamo già in mano i biglietti in partenza da Singapore, i biglietti dal Borneo all’Indonesia e infine quelli per l’Australia, dove dobbiamo arrivare entro fine novembre.
Siamo carichissimi, non ci si abitua mai a questa tipo di libertà, poter andare dove si vuole in ogni momento e stravolgere il proprio futuro in un attimo. E’ meraviglioso!
Ripartiamo per Kuala Lumpur, le ore di autobus non sono tante e quando arriviamo la capitale malesiana è pronta ad accoglierci. E’ ancora più moderna di quanto ci aspettassimo, il centro è dominato da grattacieli con le spettacolari Torri Petronas che dominano su tutto il resto. La città è molto viva, multiculturale, le diverse religioni degli abitanti sono ben presenti anche qui, non mancano come al solito Chinatown e il quartiere indiano, ancora una volta la nostra prima scelta.
Ciò che risalta più all’occhio sono le bancarelle improvvisate di cibo e i mercati popolari da una parte, e macchine costose, ville e negozi di lusso dall’altra. Il boom economico degli anni 80 e 90 è pienamente evidente e ha creato una metropoli tecnologicamente avanzata e proiettata al futuro, ma fa piacere riscontrare che la popolazione, malese, cinese e indiana, ha conservato orgogliosamente le proprie tradizioni culturali.
Il destino ci serve su un piatto d’argento un’altra inaspettata grandissima sorpresa, di quelle che potresti provare ad organizzare per mesi senza mai riuscire nell’intento. Per un solo giorno saremo in città noi, di nuovo Angela e Paolo, e Alessandro di Journey24, un altro viaggiatore che sta realizzando il sogno del giro del mondo senza prendere aerei. Siamo tutti in viaggio da tantissimo tempo, tutti viaggiatori zaino in spalla, con zero comodità e sempre alla ricerca della soluzione meno costosa per mangiare, dormire e spostarsi. Insomma, ci sentiamo un’unica grande famiglia, unita dalle stesse gioie, sogni e difficoltà. E quando ci incontriamo è proprio così, sembra di conoscerci da una vita, è come incontrare dei vecchi amici di cui conosci bene la storia, gli ostacoli che hanno affrontato e nutri per loro una stima e un rispetto enormi!
Passiamo la giornata a chiacchierare, ridere e scherzare, senza un meta, senza un itinerario, oggi niente chiese, piazze e musei, solo la voglia di stare insieme. Sappiamo di avere le ore contate e ce le vogliamo godere, dopodiché ognuno di noi dovrà riprendere il proprio solitario cammino. E’ notte quando troviamo la forza di separarci, nessuno di noi dimenticherà mai questa splendida giornata di cui avevamo estremo bisogno. Siamo tutti più carichi, pronti a riprendere il viaggio, potrebbero passare anni prima del prossimo incontro ma siamo certi che quel giorno arriverà e questo ci basta, chissà quante ne avremo da raccontarci! Ci salutiamo con grandi abbracci e la consapevolezza che oggi è una nata un’amicizia che durerà per sempre.
Prima di arrivare a Singapore ci fermiamo per una notte a Malacca, la città che alla fine del XV secolo fu il più grande porto strategico del sud-est asiatico con un mix di diverse culture: cinese, islamica, indiana ed europea. Il nostro piano era di camminare tutto il giorno ma un violento nubifragio ci ha concesso solo qualche ora. Il centro storico è molto affascinante, con tanti edifici lasciati in eredità dai coloni europei o dai commercianti cinesi. Ci sono templi, chiese, moschee e un fiume per una passeggiata rilassante. Un giorno è più che sufficiente e risaliamo su un autobus che ci porterà finalmente a Singapore.
Il viaggio scorre tranquillo, anche l’attraversamento del confine sembra una passeggiata fino a quando gli agenti della dogana non decidono di fermarci per un controllo (cosa che spesso accade). Purtroppo scopriremo poi che è una pratica abbastanza comune con gli occidentali e sul regolamento delle compagnie degli autobus c’è addirittura scritto che non aspetteranno nessuno per più di 20 minuti. Potete immaginare le nostre facce quando una volta lasciati andare scopriamo che il nostro bus è già ripartito, ma non potete avere idea della reazione di Federica. Il mio errore è stato lasciarla andare da sola a lamentarsi con gli ufficiali, e se non fosse stato per le urla (di terrore?) del loro comandante che mi hanno fatto capire che forse era il caso di intervenire, a quest’ora probabilmente il nostro giro del mondo sarebbe già terminato. Per fortuna che avevamo gli zaini con noi, altrimenti credo che in quel caso nemmeno io avrei mantenuto il controllo!
Arriviamo in città grazie a un’altra navetta per la bellezza di 14 dollari, che ci facciamo rimborsare dalla compagnia che ci aveva abbandonato solo un’ora prima.
La differenza con la Malesia è enorme, Singapore è ricca, super moderna, pulitissima e, purtroppo, molto costosa. Ci concederemo infatti solo un paio di notti, giusto il tempo di vederla, eravamo troppo vicini per rinunciare.
Il prezzo di un letto in camerata ci costa quanto tre notti in camera privata nel resto dell’Asia, ma l’ostello offre pane, Nutella e burro d’arachidi 24 ore al giorno e per noi è come avere a disposizione un banchetto nuziale. Se c’è una cosa che non ci abbandona mai in questo viaggio è la fame, qualsiasi cosa facciamo non riusciamo mai a placarla e anche se ci piace la cucina orientale, non sarà mai come quella di casa.
Tra tutte le attrazioni, ciò che da solo merita il viaggio fin qui sono i Gardens by the Bay, ovvero un’opera avveniristica incredibile che comprende un grande parco con i Supertrees, degli enormi alberi con un’illuminazione fantascientifica da vedere assolutamente la sera durante lo show di luci e musica, e due enormi serre che riproducono gli ecosistemi di diverse parti del mondo. Il tutto con la baia sullo sfondo e accanto al famosissimo Marina Bay Sands, un hotel di 57 piani con piscina sul tetto da cui godere di un panorama straordinario.
Prima di ripartire il destino ci riserva un’altra sorpresa, anche Ale è in città! Nonostante siano passati pochi giorni dal nostro incontro a Kuala Lumpur, sembra trascorsa una vita (gli effetti del viaggio) e ci godiamo l’ultimo giorno insieme esplorando la città.
E’ arrivato il momento tanto atteso, il volo per il misterioso Borneo malese ci attende e non potremmo essere più carichi di così! Siamo felici di aver comprato il biglietto, per quanto facciamo sempre il possibile per risparmiare, questi sono i soldi meglio spesi. Piuttosto che comprare degli oggetti, di cui non abbiamo realmente bisogno o che poi bisognerà riparare o peggior ancora sostituire, perché non spendere i propri soldi duramente guadagnati per fare qualcosa che non si è mai fatto, visitare luoghi mai visti, creare magnifici ricordi che un domani saranno tutto quello che avremo? Noi siamo qui ora, vivi e più in forma che mai, perché aspettare? Perché attendere un momento migliore che poi non arriverà? Buttiamoci, rischiamo, comunque vada impareremo qualcosa, chissà quante cose incredibili vedremo e comunque vada, sarà un successo!
Non abbiamo molti giorni a disposizione ma li faremo bastare, è già un sogno essere qui. Prima tappa Kuching per vedere finalmente gli oranghi! Vivono protetti dai rangers nella riserva naturale di Semenggoh. Per due volte al giorno gli viene offerto del cibo su una passerella e bisogna sperare che qualche esemplare si presenti, in quanto vivono tutti liberi nella foresta e non c’è nessuna costrizione. Siamo fortunati, per mezz’ora assistiamo al pasto e alle capriole di tre di loro che hanno deciso di venire a farci visita. Sono animali stupendi e non capita tutti i giorni di poterli vedere. La nostra felicità schizza alle stelle, ci sentiamo fortunati e privilegiati per poter assistere a tutto ciò, questi sono i momenti per cui abbiamo deciso di lasciare tutto e partire.
Prima di andarcene, un altro attimo che ha dell’incredibile, l’esemplare più grande e più vecchio degli oranghi, Big Joe si fa vedere per un attimo, è enorme! Cosi tanto da far improvvisamente sembrare gli altri dei cuccioli! Essendoci un altro maschio adulto presente, i rangers, che hanno come primo compito salvaguardare la nostra sicurezza, ci fanno allontanare per precauzione. Sono pur sempre animali (e decisamente grandi in questo caso) e potrebbe nascere uno scontro, ma fortunatamente tutto fila liscio, ognuno prende la sua razione di frutta e scompare appeso alle liane nella giungla. Che emozione, che momento indimenticabile!
Non ancora sazi di vita, optiamo per il Bako National Park, un’area protetta raggiungibile solo in barca. Solitamente i turisti gli dedicano solo un giorno per mancanza di tempo e tra andata e ritorno quello che resta per la visita sono solo una manciata di ore. Ma se come noi deciderete di trascorrere qui una notte, avrete il parco tutto per voi dal tardo pomeriggio sino a metà mattina del giorno seguente, e vi assicuro che non ve ne pentirete.
L’arrivo è già di per sé scenografico, le barchette non possono raggiungere la riva e dovrete camminare nell’acqua per un bel pezzo, sentendovi già dei piccoli Indiana Jones.
Il parco offre diversi bellissimi trekking di durata differente, ce ne sono di adatti ad ogni età e preparazione fisica. Ovviamente noi vogliamo vedere il più possibile, ne affrontiamo due il primo giorno, più un uscita notturna con i rangers, e uno più lungo il secondo. Il paesaggio è mozzafiato, raggiungiamo spiagge incontaminate che ci fanno sentire letteralmente fuori dal mondo. Avvistiamo scimmie nasiche, maiali barbuti, volatili, insetti, ragni e persino un coccodrillo (fare il bagno è infatti sconsigliato, ma non vietato!). L’esperienza è stupenda, l’ennesima conferma che venire fin qui è stata la scelta giusta.
Siamo alla secondo grande tappa di quest’avventura, il Gunung Mulu National Park. L’unico modo per raggiungerlo è in aereo ma non aspettatevi quelli moderni a cui siamo abituati, si tratta di modelli ad elica da una cinquantina di posti che sobbalzano al minimo soffio di vento, ed essendo questa una zona molto soggetta a pioggia è molto probabile che ballerete un po’, come è successo a noi. Se come me non siete amanti delle turbolenze c’è poco da fare, l’unica nota positiva è che il volo dura solo un’ora e passa in fretta.
Il Gunung Mulu è pazzesco, una vera foresta pluviale allo stato primordiale, non abbiamo mai visto niente del genere in nessuna parte del mondo, la vegetazione è l’unica padrona di tutto.
Ci sono poche strutture ricettive fuori dal parco (quelle all’interno sono troppo costose per noi), tutte nel raggio di un paio di chilometri dall’aeroporto (se così si può chiamare un edificio grande quanto un piccolo supermercato di paese). Noi scegliamo la più economica e quindi più lontana, c’è corrente elettrica solo dalle 18 alle 24 e nessun tipo di tecnologia, wi-fi compresa. Il parco offre diversi trekking gratuiti, tutti molto semplici a parte uno di più giorni, e stupende visite guidate in alcune grotte, tra cui una che potrebbe contenere il duomo di Milano. Approfittiamo di questi giorni per staccare completamente dal mondo, da internet e dai cellulari. Per noi è una manna dal cielo, ci godiamo ogni passo, ogni momento, ogni tramonto. Se al Bako ci siamo sentiti fuori dal mondo, qui ci sentiamo addirittura in un altro universo, in una zona così remota e difficile da raggiungere la sensazione di libertà che si prova è indescrivibile.
Anche qui in media le persone trascorrono due giorni per poi proseguire il viaggio, ma noi abbiamo tempo e i giorni diventano 5. Prima di ripartire, un altro piccolo spavento perché naturalmente non sia mai che il relax prenda il sopravvento: un’ora prima di riprendere quel maledetto aereo una tempesta si scaglia su di noi. Non è proprio quello che uno spera di vedere prima di salire su un areo scassato in mezzo a una foresta. “Se non diminuisce, col cavolo che saliamo, piuttosto restiamo qui un’altra settimana”, questa è stata la nostra frase d’esordio una volta arrivati nell’aeroporto più piccolo della storia. Lo staff però sembra tranquillo e questo è sempre un buon segno, oppure questa è la normalità per loro e sanno bene che non abbiamo scelta. Per fortuna questi dubbi scompaiono quando l’acquazzone decide di placarsi, giusto in tempo per partire quasi in orario. “Quante probabilità ci sono che sia un pessimo volo come all’andata? Due su due è impossibile”, un altro pensiero positivo. E in effetti cosi è, non è stato di certo il nostro volo migliore ma questa volta le nuvole ci hanno graziato!
Atterriamo a Kota Kinabalu, la nostra ultima tappa prima di prendere il volo per Bali. Siamo agli sgoccioli, l’idea di fare un po’ di mare va a farsi benedire quando scopriamo che il maltempo ci accompagnerà fino alla partenza. Ne approfittiamo per un’altra chicca, vedere la Rafflesia, il fiore più grande del mondo che cresce solo qui. Cerchiamo informazioni se sia effettivamente stagione in quanto non è presente tutto l’anno e grazie a Dio siamo fortunati! Tenete presente che la Rafflesia impiega diversi mesi per giungere a maturazione ma il suo periodo di fioritura è molto corto, solo una settimana, e dovete pregare di essere qui durante uno di quei 7 giorni!
Con quest’ultima visita chiudiamo la nostra esperienza nel Borneo Malese, breve ma intensissima! Per fortuna non dovremo passare il resto della nostra vita a rimpiangere di aver perduto quest’occasione solo per risparmiare pochi euro, se mai doveste trovarvi nella stessa situazione d’indecisione, nel dubbio partite! Sempre e comunque!
Ora non ci resta altro che correre in aeroporto e salire sul nostro volo per l’Indonesia, prontissimi per il Paese numero sedici del nostro giro del mondo!