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LAOS – Un viaggio tra risaie, fiumi e panini mostruosi

La nostra avventura in Laos è iniziata in modo epico, questa volta abbiamo voluto fare una pausa dai soliti bus sgangherati e alla strada abbiamo preferito un corso d’acqua, ma non uno qualunque, navigheremo sul Mekong per due giorni sino a raggiungere Luang Prabang.
Con il pullman delle 6 del mattino da Chiang Rai arriviamo al confine in un paio d’ore, sbrighiamo le solite pratiche all’immigrazione (ormai siamo dei maestri)  e in un attimo sia già su un taxi collettivo che ci porterà al molo di partenza. Non siamo gli unici ad avere avuto quest’idea, la barca è piena di ragazzi occidentali, una metà occupa le poltrone, l’altra i tappeti a terra.
Il viaggio scorre lento, il panorama è meraviglioso, la vegetazione foltissima e impenetrabile, ogni tanto qualche piccolo villaggio di capanne si affaccia sulla riva e scorgiamo qualche bambino che appena ci vede inizia a salutare e rincorrere la barca finché non scompariamo all’orizzonte.
Per la notte ci fermiamo a Pakbeng, un piccolo villaggio sul fiume pieno di ostelli per noi viaggiatori occidentali, i prezzi sono infatti più alti della media, noi scegliamo quello più economico in assoluto, che si trova a soli 200 metri dal molo e ha una bellissima terrazza che si affaccia sul Mekong. La proprietaria, una signora dolcissima, ci chiede cosa vogliamo mangiare a colazione perché dovrà andare al mercato a comprare l’occorrente e si offre di prepararci dei panini come pranzo al sacco per l’indomani.
Il secondo giorno cambiamo barca, è più piccola perchè solo noi occidentali proseguiamo il viaggio, ci godiamo le ultime ore di tranquillità dolcemente cullati dall’acqua, tutti sono più silenziosi ma sereni, forse stanno pensando a come sono arrivati fin qui, a quanto ne valeva la pena, noi non riusciamo a pensare ad altro, siamo raggianti.
Arriviamo a Luang Prabang a metà pomeriggio, ovviamente appeno messo piede sulla terraferma scoppia una tempesta, ma come al solito non facciamo in tempo a raggiungere la strada che veniamo assaliti dagli autisti dei tuk tuk (il lato positivo dell’Asia!). Carichiamo gli zaini e condividiamo il passaggio con un ragazzo inglese che era in barca con noi, si sente che ha bevuto più birra che acqua in questi due giorni.
La cittadina è un piacere per gli occhi, nonché Patrimonio dell’Unesco. Il vecchio dominio francese è ancora parecchio visibile grazie alle ville coloniali sparse qua e là, ai nomi dei ristoranti, alle baguette farcite vendute dai baracchini e alla forte presenza di turisti francesi.
Forse l’unica pecca di Luang Prabang è proprio il turismo, il centro è pieno di hotel e ristoranti per tutte le tasche, si vede che questa è una tappa fissa per chiunque venga in Laos, ma è comunque piacevole passeggiare tra i suoi viali alla scoperta dei templi disseminati in città, magari incrociando qualche monaco buddhista nella sua inconfondibile tunica arancione.
Approfittiamo di questa piccola pausa per ricaricare le energie per qualche giorno, il caldo è quasi insopportabile, usciamo presto la mattina, torniamo per pranzo e lavorare e usciamo nuovamente nel tardo pomeriggio. Stiamo così bene che il tempo vola, sarà che non siamo più abituati a tutte queste comodità ma ritrovarle ogni tanto non è poi così male.
I laotiani sono il popolo più pacifico incontrato finora, sempre sorridenti, di una calma disarmante percepibile ovunque e in ogni momento.
Abbiamo deciso di non andare a nord, dobbiamo ancora recuperare qualche giorno sulla tabella di marcia dopo i problemi in India ed inoltre Andrea lo ha già visitato in un viaggio precedente. Non vogliamo allontanarci troppo dalla rotta per il Vietnam pertanto come seconda tappa ci dirigiamo a Vang Vieng, a sole 6/7 ore di viaggio (tutto ci sembra così semplice dopo quello che abbiamo passato!). Attraversiamo le montagne con scenari mozzafiato, fuori dai centri abitati la natura e le sue meraviglie dominano questo Paese incantevole.
Arriviamo in tarda serata a Vang Vieng che di certo non eccelle per bellezza, si tratta di due vie in croce colme di ostelli e ristoranti/bar per turisti ma in lontananza si possono già ammirare delle imponenti montagne carsiche che dominano la città, è dura staccargli gli occhi di dosso. Noi siamo venuti qui proprio per questo, per esplorare tutta la zona fuori città, che tra risaie, campagne, grotte, foreste, lagune, fiumi e montagne, esplode in tutta la sua magnificenza.
Noleggiamo un motorino per essere completamente liberi di perderci, cosa che puntualmente accade e ci offre le avventure più incredibili! Abbiamo imparato a non programmare più di una cosa (massimo due) al giorno e a lasciarci andare, a seguire l’istinto.
Non abbiamo più i minuti contati come nella vecchia vita quando correvamo per vedere il più possibile (finendo per tornare più stressati di prima), la parte più bella è proprio questa, non dover decidere tutto subito, nemmeno i giorni in cui fermeremo in un determinato luogo, come qui a Vang Vieng, prenotato inizialmente per tre notti che alla fine sono diventate dieci.
Abbiamo il tempo per un’altra tappa prima del Vietnam, scegliamo Phonsavan approfittando della sua vicinanza al confine. Ci prepariamo per il viaggio acquistando per l’ultima volta le mitiche baguette di Vang Vieng, ovvero i più grandi panini farciti che mente umana abbia mai concepito. I banchetti sono ovunque sul ciglio della strada accompagnati dal menu che è alto un metro e mezzo e contiene almeno 25 versioni del mitico panino, ciascuna con non meno di 5 ingredienti (esempio: pollo, formaggio, manzo, uovo, bacon + ketchup e maionese se volete morire o se non riuscite a fermare in tempo la cuoca), il tutto per una media di 2 euro!
Questa volta però la strada non è dalla nostra parte, attraversare le montagne si rivela molto più movimentato del previsto, con una media di una curva ogni tre secondi anticipata da una frenata, arriviamo all’ora di pranzo costretti a uscire a carponi dall’autobus e rimandare l’appuntamento con i nostri mostruosi panini. Imploriamo l’autista di rallentare e, probabilmente grazie ai nostri volti pallidi e traumatizzati, lo convinciamo, ottenendo condizioni più sopportabili per la seconda parte del viaggio.
Anche Phonsavan non brilla di luce propria (complice l’influenza cinese che qui torna ad essere presente) ma anche in questo caso la vera magia ci attende fuori dai suoi confini. Motorino noleggiato in men che non si dica e stiamo già sfrecciando sull’asfalto, ci dedichiamo subito al pezzo forte della zona: la Piana delle Giare. Si tratta di antichi vasi di pietra enormi ritrovati per caso in tre siti differenti tra le campagne laotiane, ancora oggi gli studiosi non hanno capito quale fosse la loro funzione e soprattutto come abbiano fatto a trasportarle, dato che possono pesare diversi quintali.

Approfittiamo del giro per godere ancora  dell’immensa natura laotiana che per noi resta comunque al primo posto tra le bellezze di questo Paese, e dopo aver perso per l’ennesima volta l’orientamento, scopriamo le risaie più belle di tutta l’Asia…
… nemmeno un dipinto potrebbe ricreare una simile perfezione, ricorderemo questa giornata come la più emozionante del nostro Laos, di quelle in cui più di una volta ti fermi a pensare, in silenzio guardi il cielo, la natura sconfinata che ti circondata e ti rendi conto di non essere mai stato così libero.

IT’S NEVER TOO LATE

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