KYOTO E DINTORNI – La calma dell’Oriente
Finalmente siamo nel Paese del Sol Levante! Dopo averlo tanto desiderato, sognato, immaginato siamo qui! Cresciuti a pane e cartoni animati giapponesi non ci sembra vero, tutto ciò che abbiamo sempre visto in tv si materializza davanti ai nostri occhi!
E’ quasi mezzanotte quando arriviamo alla stazione di Kyoto, abbiamo un paio d’ore di ritardo perché ovviamente, come al solito, Andrea è stato l’unico passeggero su trecento ad essere fermato in aeroporto per i controlli di sicurezza! A nulla è servito coprire i tatuaggi, pettinarsi da piccolo Lord e dare un aspetto presentabile a quella che dovrebbe essere la sua barba. Federica passa il controllo passaporti in un lampo, a momenti le srotolano il tappeto rosso con l’accompagnamento dell’Orchestra Filarmonica di Tokyo, per Andrea chiamata immediata del Megadirettore Galattico e di corsa in castigo nello sgabuzzino degli indesiderati, senza luce nè finestre. Fortunatamente dopo un’ora di “sono un bravo ragazzo, non è colpa mia se la natura mi ha dato questa faccia” e qualche quiz sulla cultura generale italiana, è stato rilasciato e abbiamo potuto prendere il pullman per il centro di Kyoto.
Nonostante sia notte possiamo già percepire l’ordine, la pulizia e la pace che contraddistingue questo Paese che ora ci sembra avvolto in un silenzio soprannaturale, non c’è niente fuori posto, sembra quasi il set di un film. Il primo contatto con i giapponesi ci lascia senza parole (e cosi sarà fino al nostro ultimo giorno), mai trovata una gentilezza simile da quando siamo partiti, per poco non ci prendono in braccio per caricarci sull’autobus di persona. In 5 minuti siamo nel monolocale che sarà la nostra casa per dieci giorni, trovata su Airbnb e molto più conveniente di un ostello. Stiamo letteralmente morendo di fame ma è tardi e siamo troppo stanchi, solitamente il primo pasto appena arrivati in un nuovo Paese è il peggiore e anche stavolta confermiamo la regola, mangiamo in un fast food notturno sotto casa dove non metteremo mai più piede (in compenso abbiamo trovato un ristorante a buffet per il giorno dopo dove ci siamo mangiati anche le sedie, il tavolino e la cameriera).
L’alto costo della vita è l’unico e il solo lato negativo del Giappone, soprattutto per un viaggio a tempo indeterminato come il nostro; sull’alloggio c’è poco da fare e mangiare nei ristoranti è abbastanza proibitivo, ma ormai siamo dei maestri del risparmio e scopriremo che la qualità del cibo nei 7 Eleven (catena di mini market aperta 24 ore su 24) è eccelsa e per dei vagabondi come noi è come mangiare in un tre stelle Michelin.
Partiamo in esplorazione, in Giappone basterebbe camminare senza meta per rimanere estasiati, ogni due passi ci fermiamo eccitati come bambini nel riconoscere qualcosa che è sempre stato nel nostro immaginario: dai vicoletti che sembrano usciti da una puntata di Holly e Benji al tipico ristorante di legno di Zio Marrabbio, dagli zoccoli di legno di Sampei al kimono di un samurai… eh si, il primo kimono non si scorda mai, vi assicuro che poche cose raggiungono l’esaltazione di trovarsi per la prima volta in Giappone e vedere persone che passeggiano indossando un kimono come se fosse la normalità!
I primi giorni scorrono nella calma più totale, finalmente abbiamo raggiunto la pace che cercavamo! Kyoto ci piace da impazzire, ogni tanto tra le casette spunta un tempio che sembra uscito dalla vecchia era dei samurai; è inoltre possibile visitare l’antico Castello Nijo, un complesso fortificato costruito nel 1603 per volere di Tokugawa Ieyasu, primo shogun del periodo Edo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Ci rechiamo al Fushimi Inari, un santuario composto da centinaio di Torii (delle “porte” sacre di colore rosso) che formano un tunnel attraverso una foresta lungo una collina, dalla cui cima si può’ ammirare tutta la città. In pochi arrivano sino in cima e ovviamente noi non ci tiriamo indietro!
La mattina seguente abbiamo ancora voglia di camminare e ci lasciamo trasportare dal religioso silenzio della foresta di bambù di Arashiyama, non è grande come ci aspettavamo ma le montagne e il fiume circostanti rendono tutto magico.
Ormai mangiamo solo Onigiri, delle polpette di riso bianco, con un cuore di salmone, tonno o altro, che sono venduti a prezzi irrisori nei nostri amati 7/11 che, sparsi praticamente ovunque in Giappone, sono la nostra seconda casa, non ci dormiamo dentro solo perché è vietato dal regolamento.
Compriamo un pass per il treno valido per 5 giorni nella prefettura di Kyoto per poter esplorare la zona. In Giappone il sistema ferroviario è il più efficiente del mondo (e anche il più costoso forse). I treni, che spaccano il secondo, sono iperveloci, supercomodi e talmente silenziosi che appena tocchiamo il sedile ci addormentiamo; inoltre secondo la cultura locale è vietato utilizzare i cellulari, parlare ad alta voce e fare qualunque cosa che possa minimamente disturbare un altro passeggero… che Paese meraviglioso! Peccato che Andrea, ancora all’oscuro di quest’usanza, abbia avuto la brillante idea di telefonare a sua mamma, che tra i vari “Stai Mangiando? Stai Dormendo? Ti vedo sciupato” è stata udita fino in Thailandia.
Approfittiamo del pass per visitare l’isola di Miyajima nell’estremità nord-occidentale del Paese, un’oasi naturale ricca di vegetazione che funge da rifugio spirituale per i giapponesi. Il suo simbolo è un Torii rosso immerso nell’oceano che rende il paesaggio simile a un dipinto. Federica sta morendo di fame e supplica del cibo, giustamente le rispondo con un trekking inventato al momento sul Monte Misen, la vetta più alta dell’isola (mi maledirà ad ogni passo, soprattutto quando i 45 minuti di camminata preventivati sono diventati 120).
Tornati sulla terraferma prendiamo un altro treno per Hiroshima, una tappa obbligatoria e doverosa per chiunque calpesti il suolo giapponese. Non ci sono parole per descrivere questa visita, non c’è modo di smettere di pensare, di non immaginarti qui, il tragico giorno della bomba atomica, e perdere famiglia e amici nel modo più atroce che mente umana abbia mai concepito; i più fortunati sono quelli morti sul colpo.
Visitiamo il Museo della Pace, che con foto, ricostruzioni 3D, oggetti rinvenuti e testimonianze dei sopravvissuti, ci fa perfettamente rivivere l’orrore della tragedia. Il silenzio regna sovrano, come all’esterno, come se tutto fosse appena successo… ognuno vive la sua vita ma è come se una piccola parte della propria anima fosse sempre lì col pensiero, d’altronde è impossibile dimenticare, anche per le nuove generazioni. Per questo motivo all’esterno sono stati volutamente lasciati i resti dell’unico edificio rimasto in piedi dopo lo scoppio, a pochi passi dalla Fiamma della Pace che sarà spenta solo quando verrà distrutto l’ultimo armamento nucleare del mondo. Pelle d’oca dal primo all’ultimo minuto.
Dopo un giorno di pausa nella nostra “base” di Kyoto partiamo per un’altra gita, destinazione Nara. Ora immaginate di essere bambini e ritrovarvi in un paese dove gli abitanti non sono esseri umani ma cervi e cerbiatti a cui manca solo la parola, e che non solo non hanno paura di voi ma non aspettano altro che farsi accarezzare e ficcare il muso nelle vostre tasche in cerca di cibo. Inutile dire che appena arrivati in stazione in tempo zero ho perso Federica, la ritroverò poco dopo intenta a parlare con il primo cervo, ignara degli altri duemila che ci attendono dietro l’angolo. La nostra media sarà di mezz’ora per ogni esemplare, il tempo necessario per riuscire a trascinarla via… fatevi due conti! Dopo circa un milione di foto s’è fatta sera, il villaggio è come un grande parco dove poter girare liberamente e soprattutto non si paga il biglietto, stanchi e soddisfatti torniamo a casa (per la cronaca, Federica ha sfamato ogni essere vivente della zona). Nara è davvero un posto unico al mondo, quando ti ricapita di poter avvicinare così tanto o addirittura abbracciare una famiglia intera di cervi?
Ci godiamo gli ultimi momenti a Kyoto, la nostra attività preferita resta comunque perderci tra i piccoli quartieri locali, senza una meta precisa, osservare la vita giapponese cosi affascinante e fuori dal tempo, ogni più piccolo particolare ci emoziona come fossimo davanti ad una cattedrale. Continuiamo a ripeterci quanto amiamo questo Paese, non riusciamo proprio a tenercelo dentro, la gioia è così tanta che non possiamo proprio trattenerla! Felici perché il nostro tempo qui non è ancora finito, richiudiamo gli zaini e saltiamo sul primo pullman per Tokyo, una delle città più famose del pianeta… non stiamo più nella pelle, si vola!!!