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KATHMANDU – La Magia del Nepal

Kathmandu ti lascia a bocca aperta già dall’aeroporto. Dimenticatevi quei pseudo centri commerciali con ristoranti e hotel che ci sono dai noi, l’aeroporto di Kathmandu sembra un ufficio postale di duecento anni fa.
Sbrigate le pratiche d’accesso ci ritroviamo al ritiro bagagli, tre scassatissimi nastri trasportatori che vengono presi d’assalto da passeggeri, facchini, tassisti, venditori ambulanti e perfino una gallina!
Contrattiamo il taxi e in quindici minuti siamo a Thamel, il “quartiere dei backpackers” in cui alloggeremo.
Federica è un po’ scossa, è la sua prima volta nel sud-est asiatico dove il caos regna sovrano, ma imparerà ad amarlo; io non aspettavo altro da quando siamo partiti, è la mia terza volta qui, amo il Nepal e adesso inizia il bello!
Prima tappa Durbar Square, il cuore pulsante della città. Purtroppo i danni del terremoto del 2015 sono ancora ben visibili, la piazza non è più la stessa, ma la vitalità delle gente non è cambiata.
Kathmandu è un’esplosione di umanità: le bandiere di preghiera colorate, i bambini, le collane di fiori, i venditori di frutta, i canti dei monaci, le scimmie, i risciò, l’odore d’incenso e soprattutto i nepalesi, che lentamente stanno ricostruendo il Paese, sempre sorridenti, gentili, pacifici… che popolo, che cuore.
Il ristorante sotto il nostro hotel è tra i migliori della città e cucina italiano, facciamo uno strappo alla regola e ci concediamo una bruschetta, sarà la fame, sarà la nostalgia di casa ma ci sembra preparata da Cracco in persona… basta così poco per essere felici!
La nostra camera ha l’angolo cottura, “che figata”, peccato che nessuno di noi due sappia cucinare e anche se fosse, qui manca la materia prima, in pratica la useremo solo per bollire l’acqua per il caffè istantaneo.
Ci rechiamo all’ambasciata indiana per avviare le pratiche di richiesta del visto, abbiamo precedentemente compilato un form online che ora consegnamo insieme alla solita foto tessera e per la prima volta entriamo in contatto con i tempi indiani, cioè “5 minuti” significa cinque ore. Perdiamo qui mezza giornata.
Sfruttiamo i giorni successivi per lavorare e li dedichiamo alla visita dei luoghi più significativi della città: Boudhanath, uno degli stupa più grandi del mondo colmo di credenti buddisti che vi girano attorno, le cui preghiere creano un’atmosfera molto suggestiva; Swayambhunath, il tempio delle scimmie (che amo perché terrorizzano Federica) situato in cima a una collina che domina la capitale; Pashupatinath, il tempio delle cremazioni a cielo aperto, a cui è possibile assistere di persona insieme ai parenti del defunto, un’esperienza molto forte per noi occidentali e Federica non riesce a trattenere le lacrime.
Dopo ben una settimana senza nemmeno un imprevisto (troppo bello per essere vero), l’ambasciata ci convoca per un problema: nella compilazione dei moduli, Andrea non ha confermato di essere già stato in India cinque anni fa. Per noi una svista, per loro è dichiarare il falso (mannaggia a me, altra lezione imparata!). Ne segue un colloquio con il solito Megadirettore Galattico, dove chiediamo perdono in ginocchio con un’interpretazione che manco Jack e Rose nella scena finale di Titanic, e veniamo incredibilmente perdonati! Grazie karma!
La seconda settimana scorre serena, ormai non facciamo neanche più caso ad ogni volta che rischiamo la vita attraversando la strada, conosciamo tutti i posti dove mangiare spendendo cifre irrisorie, i fornai che dopo le 8 di sera vendono tutto a metà prezzo sono un’idea grandiosa per i cittadini, dovrebbero farlo tutti anche in Italia! È la prima volta che ci fermiamo così tanto tempo, ne avevamo proprio bisogno, finalmente siamo in quella parte di mondo dove i costi della vita permettono di viaggiare lentamente.
L’unico vero problema della città è lo smog, a fine giornata la gola ne risente e si torna a casa sempre ricoperti di polvere, ma nonostante questo Kathmandu ha un fascino irresistibile, calma nel suo caos, pacifica nel suo delirio. So per certo che continuerò a tornare altre mille volte, ma ora abbiamo voglia di natura, di montagna, di aria fresca; richiudiamo gli zaini e saltiamo sul pullman per Pokhara: destinazione Himalaya!

 

IT’S NEVER TOO LATE!

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