INDIA – Esame Superato!
Tre mesi in India non li dimenticheremo facilmente, è stato come fare un giro del mondo nel giro del mondo. Puoi prepararti quanto vuoi ma non sarai mai davvero pronto per ciò che ti aspetta.
Si dice che l’India sia l’esame finale di ogni viaggiatore… ora che ne siamo usciti possiamo confermarlo.
O la ami o la odi, ma in qualunque caso ti cambierà per sempre. Sarai completamente travolto da un’ondata sconvolgente di umanità, capace di cullarti con i suoi sorrisi e la sua gentilezza ma altrettanto pronta a schiaffeggiarti bruscamente per riportarti alla realtà, un mondo dove la vita e la morte sono continuamente poste l’una di fronte all’altra.
In India non ci sono regole, dimenticatevi buon senso e ragionevolezza per gestire anche le situazioni più semplici, i primi giorni vi metteranno seriamente a dura prova, dopotutto un miliardo e trecento milioni di abitanti non passano di certo inosservato, e nemmeno voi, dato che avrete sempre tutti gli occhi puntati addosso. Ci vorrà tempo per orientarsi tra il traffico, i clacson, il caldo, i mille venditori ambulanti, i tuc tuc, le vacche in mezzo alla strada, i risciò, i cani randagi, lo smog, i rifiuti, i mille sguardi, l’umidità esagerata… all’inizio, ancora frastornati da questo tremendo terremoto, non riuscirete a vedere altro, il primo impatto sarà comunque uno shock quindi preparatevi, ma superata la paura, lentamente inizierete a percepire il resto, capirete che c’è ben altro dietro ed una volta attutito il colpo, inizierà la magia.
Il segreto è accettare il fatto di non poter gestire tutto (anzi, in realtà assolutamente niente) e lasciarsi andare. Dimenticatevi tutto ciò che credete di sapere della vita, immaginate di essere nati nell’esatto istante in cui avete messo piede in territorio indiano, su un altro pianeta lontano anni luce dalla Terra, di dover reimparare tutto da zero e che tutto ciò che vedrete sia la vostra nuova normalità. Mano a mano che vi abbandonerete all’India, lo spirito di questo Paese con alle spalle cinquemila anni di storia, vi rapirà, mostrandovi quello che prima non eravate in grado di vedere. Sarà un’esperienza mistica, totale, che coinvolgerà tutti e cinque i sensi, dalla vista all’olfatto, e nulla potrete contro il cuore il pulsante dell’umanità. Vivrete un senso di libertà mai provato prima, tutto ciò che all’inizio odiavate, ora è quello che rende unico questo viaggio. La suddivisione in caste è chiaramente visibile ma allo stesso tempo sembra che non importi troppo, non conta come sei vestito, se sei ricco o senza un soldo, se hai una casa o vivi sul marciapiede, c’è sempre un aiuto per tutti, la parte più povera della popolazione sopravvive grazie alla carità e al sostegno di chi sta meglio. Vorrete conoscere tutti, scoprire come vivono e cosa pensano queste persone così lontane dal vostro mondo… perché le persone saranno sempre e comunque la parte più bella di quest’incredibile esperienza, non smetteremo mai di ripeterlo.
Certo, superando il miliardo di abitanti sarà inevitabile incontrare qualche mela marcia ma niente che un minimo di attenzione non possa evitare. I rumori assordanti e travolgenti diventeranno la voce di questo gigante che non dorme mai, che non vi lascerà soli nemmeno un momento ma che imparerete ad amare. Vedrete quanto può essere importante la religione per la vita di un essere umano, come pregare venga prima di qualunque altra cosa, perfino il lavoro può essere interrotto in qualsiasi momento senza dare spiegazioni. Ci sono templi, altari, cerimonie e santoni ad ogni angolo, come se ci fosse bisogno di aggrapparsi a qualcosa di più grande per dare un senso a una vita così dura, dove la preoccupazione più grande è racimolare i soldi per il prossimo pasto. E una volta risolto questo problema gli indiani, a differenza nostra che siamo ossessionati dal lavoro, si prendono tutto il tempo per stare insieme. Non è raro vedere negozianti che una volta aperta la propria bottega, passano più tempo fuori a chiacchierare o bere chai col vicino piuttosto che a caccia di clienti. L’obiettivo non è accumulare ricchezze e vivere per lavorare, ma guadagnare quanto basta per poi dedicarsi agli aspetti più importanti della vita.
C’è talmente tanta diversità tra le regioni del subcontinente indiano che nemmeno un anno vi basterebbe per visitarlo tutto, grande quanto un terzo dell’Europa si estende dalla catena dell’Himalaya sino all’Oceano Indiano. In sostanza non vi annoierete mai, ogni giorno sarà una scoperta, è così incredibile questo Paese (“Incredibile India” come si usa dire qui) che resterete a bocca aperta fino all’ultimo secondo, nel bene e nel male.
Partiti dal Nepal, dopo 36 ore di autobus siamo arrivati a Nuova Delhi ed è stato come essere travolti da un treno ad alta velocità . Dopo mille peripezie e aver ottenuto il visto per il Myanmar, abbiamo partecipato all’Holi Festival di Vrindavan (la città in cui secondo la tradizione nacque Krishna), una festa in cui ci si lancia addosso della polvere colorata per omaggiare la vita, molto bella e caratteristica ma un pò pericolosa per la calca infinita di persone in uno spazio così ristretto (purtroppo ci hanno rubato il cellulare approfittando della situazione ai limiti della sopportazione umana).
Ci siamo diretti a Varanasi, la città sacra sulle rive del fiume Ganga (“non Gange” come ci hanno spiegato gli indiani), la più spirituale tra tutte quelle visitate, dove tutti gli indiani devono recarsi almeno una volta nella vita per immergersi nell’acqua ed interrompere il ciclo delle reincarnazioni. Assistere alla vita quotidiana sui ghat (i gradoni in riva al fiume), perdersi nel dedalo di vicoli della città vecchia, prendere parte alla sacralità della cerimonia che ogni giorno si svolge all’alba e al tramonto per salutare la dea Ganga (l’Arti Ghat), e vedere con i proprio occhi la devozione dei locali verso il fiume sacro, hanno reso Varanasi, la città più antica del mondo con i suoi 3500 anni di vita, la nostra tappa preferita.
Ad Agra è arrivato il momento di Sua Maestà il Taj Mahal, il mausoleo indiano per eccellenza ed una delle sette Meraviglie del mondo, che merita tutta la sua fama. Poche cose raggiungono una bellezza, perfezione ed eleganza simili, lo sognavamo dalla partenza ed esserci arrivati dopo cinque mesi di viaggio via terra ha fatto esplodere l’emozione!
Col passare dei giorni ci sentiamo indiani a tutti gli effetti, ogni blocco mentale è caduto e finalmente iniziamo a goderci ogni attimo.
Siamo arrivati in Rajasthan, la terra dei Maharaja, la regione più turistica, da cartolina, quella che viene scelta dal 99% delle persone che visita l’India per la prima volta. Con le sue città tutte diverse tra loro, le sue antichissime fortezze, i deserti, i templi e i minareti, rappresenta l’itinerario perfetto per scoprire una cultura e una spiritualità uniche. Non ci fermiamo più di tre notti per ogni tappa (questo Paese è veramente troppo grande) e visitiamo Pushkar, Jaisalmer e Jodhpur per poi iniziare il lungo viaggio verso l’India del sud.
Spezziamo la discesa a Pune, dopo 20 ore di treno, dove siamo ospiti grazie a Couchsurfing di Christopher, un ragazzo meraviglioso che ci coccola per due giorni ed organizza una serata di festa insieme ai suoi amici. Qui il paesaggio è molto diverso, c’è tanto verde e dopo l’aridità del nord ci voleva proprio! Siamo troppo impazienti e ci rimettiamo in viaggio, con un bus notturno arriviamo ad Agonda, a Goa, per reclamare il nostro tanto agognato premio, il primo mare da quando siamo partiti! Abbiamo veramente affrontato di tutto, ogni clima possibile, non possiamo proprio dimenticare il freddo gelido sofferto in Russia, Cina, Mongolia, Giappone e Nepal, il nostro corpo e la nostra anima non desideravano altro, sarà la prima volta in cui ci fermeremo solo per rilassarci, per ricaricare le energie dopo tutto questo tempo! Sembra un sogno, la spiaggia è bellissima, dormiamo in un bungalow di legno a 20 metri dal mare e le nostre giornate passano tra bagni, passeggiate, palme e buon cibo. Dovevano essere cinque giorni ma alla fine sono diventati dodici.
L’India del sud è molto differente dal nord: tantissima natura, spiagge, animali, meno povertà, i locali hanno una mentalità molto più aperta e rilassata, finalmente nessuno ci fissa più in continuazione… questa sarà ufficialmente la nostra prima pausa relax dopo mesi.
Ci spostiamo quindi più a sud nel Kerala, la terra delle noci di cocco, ingrediente sempre presente nella cucina locale. Anche qui ci attendono una vegetazione rigogliosissima, lunghe spiagge ed imponenti scogliere che rendono il panorama pazzesco.
Facciamo tesoro di ogni tramonto, di ogni singolo momento di pace, fermarsi era necessario ma dopo tre settimane praticamente volate è arrivato il momento di ripartire, dobbiamo risalire il Paese dalla costa orientale per essere al confine col Myanmar entro 15 giorni ed incontrare la persona che ci procurerà i permessi per oltrepassare il confine via terra.
Siamo di nuovo sul treno, che qui in India è stato come una seconda casa, abbiamo viaggiato ovunque in terza classe a prezzi irrisori, un vagone completamente aperto con scompartimenti da 8 lettini, superando di ben due postazioni la mitica Transiberiana… ormai nulla può fermarci!
Ne approfittiamo per uno stop a Calcutta, vogliamo visitare la tomba di Madre Teresa e le sue Missionarie che ogni giorno aiutano migliaia di poveri in difficoltà. Se non fosse per il nostro appuntamento ci fermeremmo per qualche giorno di volontariato ma purtroppo dobbiamo andare.
Dopo mille imprevisti, treni soppressi o in ritardo, riusciamo ad arrivare in tempo e mantenere la parola data. Purtroppo scopriremo a nostro malgrado di essere stati gli unici a farlo, infatti il contatto dei permessi non risponde e quando lo fa ci dice che ha bisogno ancora di un paio giorni, ne passano cosi dodici. Siamo in un angolo sperduto del Paese, in mezzo al nulla e non c’è praticamente niente da fare, sfruttiamo questo tempo per lavorare ma il nervosismo aumenta, abbiamo inviato tutta la documentazione più di due mesi fa e ci era stato assicurato che tutto sarebbe stato pronto. Richiamiamo esasperati il nostro contatto che messo alle strette ci invita a spostarci a casa sua, almeno non dovremo spendere soldi per l’alloggio. Nove ore di autobus tra le montagne e siamo lì, ma la cantilena ricomincia, “solo un altro paio di giorni”: ne passano altri quattordici. Siamo moralmente a pezzi, non sappiamo più cosa pensare, ci sentiamo presi in giro e ancora peggio sentiamo di aver buttato via 26 giorni. Ormai il visto del Myanmar è scaduto e non avendo più niente da perdere alziamo seriamente la voce con questo fantomatico “amico” che finalmente confessa: ha spedito il tutto solo una settimana prima e ancor peggio ha scoperto che le regole sono cambiate e non ci sono speranze! Siamo allibiti, increduli ma soprattutto delusi, noi siamo sempre stati correttissimi ed il suo comportamento è inspiegabile, non riusciremo mai a capire il perché di questo gesto, nemmeno lui sa dire altro oltre a “I’m really sorry”. Credo che questo sia il momento più duro in sette mesi, non so come ma riusciamo a mantenere l’autocontrollo, forse proprio grazie a questo viaggio che ci sta cambiando in meglio, le persone che eravamo sette mesi probabilmente avrebbero reagito nel modo più sbagliato possibile e per questo, nonostante tutto, siamo fieri di noi.
Abbiamo fatto l’unica cosa rimasta da fare, prenotare un volo per la Thailandia e proseguire il nostro magnifico giro del mondo. Da troppo tempo siamo fermi, stiamo male, sentiamo dentro di noi il bisogno viscerale di rimetterci in cammino, di riprendere a scoprire le bellezze che questo meraviglioso mondo ha da offrirci! Gia dal primo passo fuori da quella maledetta “prigione” ci torna il sorriso, siamo rinati, eccoci, di nuovo noi finalmente! Incredibile come basti cosi poco!
Ma come si può essere infelici quando sei consapevole che stai vivendo la più grande avventura della tua vita?