IL NOSTRO VIETNAM
Non avevamo idea di cosa ci aspettasse quando abbiamo prenotato il nostro primo sleeping bus che da Phonsavan, in Laos, ci avrebbe portato nella capitale del Vietnam, Hanoi. Ventiquattr’ore di viaggio ormai sono normale amministrazione per noi e non ci siamo posti nessuna domanda sul “come” sarebbero trascorse.
Partenza all’una del mattino, un classico, grazie a Dio il proprietario del nostro hotel ha il numero dell’autista e ci sveglierà solo quando l’autobus sarà arrivato, sa benissimo che sarà in ritardo e non vuole farci perdere tempo ad aspettarlo. Come volevasi dimostrare, quando ci porta alla stazione (un semplice marciapiede) un’ora più tardi del previsto, c’è gente che non ha avuto la nostra stessa fortuna ed è in attesa da ore. Il pullman arriva, sembra tutto tranquillo dall’esterno, ma lo spettacolo comincia una volta saliti: tre file di lettini, ciascuna da due piani, dieci posti sopra e dieci sotto, e fin qui ci potrebbe anche stare, ma il problema è che i corridoi, le scale, ogni centimetro libero, è letteralmente invaso da passeggeri extra, senza contare i bambini in braccio alle madri! Per nostra fortuna l’autista si fa avanti e libera i posti prenotati dai noi occidentali, avremo intorno a noi cento persone ma almeno un letto ce l’abbiamo, certo, non prima di esserci tolti le scarpe, è obbligatorio se si vuol salire. La stanchezza prende il sopravvento e cadiamo in un sonno profondo, domani avremmo tutto il tempo di realizzare in che situazione pazzesca ci troviamo.
Ci svegliano al confine, è mattina, ma gli uffici apriranno tra un’ora quindi l’attesa continua. Finalmente aprono e tra una cosa è l’altra, scarica e ricarica gli zaini sul pullman, due ore dopo siamo ancora in viaggio. Le condizioni sarebbero disumane per chiunque, ma questi mesi di viaggio ci hanno forgiato per bene e dopo i treni indiani questi bus addirittura non ci sembrano poi così male. L’unica problema è il caldo, a causa del sovraffollamento l’aria condizionata è impercettibile, ma fortunatamente dal primo pomeriggio i passeggeri iniziano a diminuire ad ogni fermata. All’alba delle nove di sera arriviamo finalmente a Hanoi. Siamo a pezzi, l’umidità è pazzesca e sembra di essere in una piscina al coperto, ma come spesso accade in questi momenti, l’adrenalina è al massimo e presi dall’euforia molliamo gli zaini in hotel e ci fiondiamo nella mischia.
La città è viva, la puoi sentire pulsare, gente in ogni dove, motorini, risciò, ristoranti improvvisati sui marciapiedi, giovani vietnamiti che danzano in strada, venditori ambulanti, monaci, di tutto e di più! Decidiamo di fermarci solo tre giorni, ne abbiamo solo trenta per attraversare tutto il Paese e dobbiamo sfruttare al meglio il tempo a nostra disposizione.
Compriamo i biglietti dell’autobus per la tappa successiva, Cat Ba, a sole tre ore di viaggio e ci sembra un sogno! Si tratta di una piccola isola di fronte alla Baia di Ha Long, il vero motivo per cui siamo qui. È meno turistica (anche se la via principale sembra Rimini), costa meno e troviamo una stanza in casa di una famiglia locale, che rende il soggiorno più autentico e divertente. Siamo al mare per la prima volta dopo tre mesi in cui è successo davvero tutto e tempo zero siamo già in spiaggia, per fortuna c’è n’è una semideserta vicino a casa. Ci tuffiamo felici come bambini e purtroppo l’amara sorpresa… l’acqua è bollente! Ma non tiepida, o “un po’ troppo calda per i miei gusti”, letteralmente bollente, sembra di fare il bagno nel cratere di un vulcano. È talmente calda che è doloroso restare ammollo, in trent’anni di vita non c’era mai e poi mai successa una cosa del genere, forse è un altro segnale che il nostro pianeta ci sta dando prima che sia davvero troppo tardi!
Organizziamo l’uscita per la mitica Ha Long Bay, Patrimonio dell’UNESCO. La Baia è composta da circa duemila isole calcaree che emergono nelle acque del Golfo del Tronchino, alcune piccole come scogli, altre grandi quanto una città.
Inoltre in questo paradiso, esistono anche degli incantevoli villaggi di pescatori, costruiti su piattaforme galleggianti, e non si tratta solamente di abitazioni, ma di scuole, piccoli templi e mercati di frutta e verdura.
Dopo aver trascorso la mattinata in barca per ammirare questo spettacolo della natura, nel pomeriggio esploriamo in kayak ogni angolo per conto nostro.
Ci perdiamo tra le acque verdi smeraldo, isolotti, lagune nascoste, caverne e lingue di sabbia bianca senza nessun altro a parte noi; rientriamo solo al tramonto, con il sole che si specchiava nell’acqua e tingeva di rosso il cielo, lasciandoci per l’ennesima volta senza parole.
Non credo ci sia un altro posto al mondo simile a questo, rientra in quella categoria di luoghi dove l’immensità della natura ti fa sentire minuscolo, e non puoi fare altro che lasciarti avvolgere da questo meraviglioso spettacolo.
Ripartiti in minivan (in Vietnam il sistema dei trasporti è efficientissimo) arriviamo in poche ore a Tam Coc, la nostra tappa successiva. Finalmente un po’ di pace, pur essendo una meta turistica non ci sono molti viaggiatori e approfittiamo di questi giorni per rallentare e goderci la natura che ci circonda. Il centro abitato è molto piccolo, il modo migliore per esplorare i dintorni è la bicicletta, un mezzo che adoriamo perché ci permette di muoverci lentamente e assaporare ogni particolare, dalle risaie infinite alle enormi montagne carsiche che ci circondano. Saltiamo il giro in barca locale perché troppo turistico ma scopriamo che ci sono due escursioni che meritano davvero: le grotte di Trang An, visitabili solo in barca, dove sembra di essere a Jurassic Park (non per niente ci hanno girato l’ultimo film su King Kong) e il Bai Dihn Temple, ovvero il sito buddhista più grande del Vietnam, composto da antichi templi, pagode, sculture e una torre di dodici piani, talmente grande da perderci mezza giornata.
Si riparte, come tappe successive scegliamo Hue per visitare l’antica cittadella e le tombe imperiali, Da Nang per il mare, ma si rivelerà una città particolarmente brutta e per niente invitante, ed infine Hoi An, la città delle lanterne raggiunta totalmente in autostop.
Quest’ultima, Patrimonio dell’UNESCO, è un piccolo gioiello nel cuore del Paese, la città vecchia sul fiume con le antiche case tradizionali, le botteghe, i caffè e le decine di lanterne che al calar del sole prendono vita sono uno spettacolo unico.
Ci prendiamo un giorno per esplorare i dintorni in bicicletta ed uscire dal centro turistico. Tra le risaie la vita scorre serena, sembra di tornare indietro nel tempo, questo Vietnam è davvero un viaggio meraviglioso.
Con l’ennesimo bus notturno (il miglior mezzo di trasporto del Paese) arriviamo a Da Lat, una piccola città tra le montagne per fare una pausa dalle alte temperature e dall’umidità, ma non siamo molto fortunati, troviamo una pioggia incessante per due giorni. Ci avevano parlato di una piccola Parigi ma sinceramente non riusciamo a trovare nemmeno una vaga somiglianza e comunque la città non è niente di che, a parte qualche vecchia casa coloniale, e col senno di poi forse sarebbe stato meglio saltarla.
Finalmente siamo pronti per il gran finale, Ho Chi Min, la vecchia Saigon, che non ha nulla a che vedere coi tempi della guerra ma anzi è moderna, molto più di Hanoi ed a tratti occidentale. Naturalmente le nostre visite principali riguardano la storia, ovvero il Museo della Guerra, che ci ha aperto gli occhi sulle atrocità commesse dagli americani sui poveri civili, e i Tunnel di Ben Duoc, dei tunnel scavati sotto terra in cui i vietnamiti vivevano durante il conflitto, alti circa mezzo metro e un vero incubo per chi soffre di claustrofobia, ma fondamentali per la vittoria della guerra. Entrambe visite molto dure, crude, impossibili da dimenticare, ma necessarie e obbligatorie per chiunque decida di visitare il Vietnam.
Il nostro visto sta per scadere ma prima di ripartire veniamo contattati da un’agenzia locale, la Vespa Adventures, che ci propone un tour del Delta del Mekong in vespa in cambio delle nostre foto. Naturalmente accettiamo. Si rivelerà un’avventura pazzesca, per l’intera giornata abbiamo esplorato risaie, campagne e mercati locali, comodamente seduti sulla mitica Vespa, orgoglio italiano… di sicuro non è qualcosa che capita tutti i giorni!
Come ultima tappa scegliamo Can Tho, una cittadina vicina al confine che non si rivelerà particolarmente interessante. Ne approfittiamo per visitare il famoso mercato galleggiante che si rivelerà una spoglia e triste attrazione per turisti e non capiamo come possa essere tanto apprezzato!
Ormai siamo alla fine del nostro tredicesimo Paese che si è rivelato una grande avventura, perfetto per un bel viaggio da nord a sud esplorando tutte le sue bellezze. È l’ultima sera, abbiamo già preso i biglietti dell’autobus per la Cambogia, bevuto l’ultimo buonissimo caffè (il Vietnam è il secondo paese al mondo per esportazione di caffè), stiamo rientrando in ostello ed incredibilmente, a due metri dall’ingresso, Federica appoggia male il piede e prende una storta tremenda. Nel nostro caso il dolore passa subito in secondo piano, dobbiamo svegliarci alle 4 del mattino per attraversare il confine, non possiamo fermarci perché non abbiamo più giorni sul visto, tutto è già prenotato, ma Federica non riesce a camminare, non ci crediamo nemmeno noi, con tutti i momenti in cui poteva succedere, proprio adesso?!?
Non abbiamo idea di come diavolo faremo ora a raggiungere la Cambogia, ma questa è un’altra storia…