AUSCHWITZ-BIRKENAU
Temevamo questo giorno ancora prima della partenza, eravamo titubanti se inserire questa tappa ma essendo così vicini non potevamo ignorarla, sarebbe stato come voler dimenticare la pagina più nera della nostra storia. Ma 6 milioni di vittime non possono essere dimenticate, di generazione in generazione ci tramanderemo il racconto di questa terribile tragedia in modo che non accada mai più. È quello che abbiamo voluto fare con il nostro video, permettere a chi non avrà mai la possibilità di andare di persona, di vedere attraverso i nostri occhi l’orrore di questo luogo. Per quanto possano essere toccanti le immagini, vi assicuriamo, per vostra fortuna, che non sono minimamente paragonabili alle terribili sensazioni che abbiamo provato. Angoscia, impotenza, rabbia, sono solo alcune di queste. Nonostante aver visto questi campi di concentramento centinaia di volte nei documentari in tv, pensando di essere preparati, trovarvisi di persona è tutta un’altra storia. Vi tremeranno le gambe e stenterete a reggervi in piedi ancora prima di entrare, vi basterà vedere la scritta Arbeit Macht Frei (il lavoro rende liberi) all’ingresso di Auschwitz.
Non vi sembrerà vero di essere lì, non sta accadendo, non può essere davvero questo il posto del massacro, ma purtroppo è tutto reale… il cuore smetterà di battere quando vedrete i primi dormitori, l’ospedale, le montagne di scarpe, di capelli (che venivano riutilizzati nell l’industria tessile), occhiali, vestiti, valigie e perfino stoviglie, la prova dell’illusione di una partenza per una vita migliore fornita dai tedeschi. Nelle camere a gas con accesso diretto ai forni vi mancherà l’aria, il soffitto vi schiaccerà, cercherete con tutte le vostre forze di non immaginare la scena di essere chiusi dentro, nudi, insieme ad altre cento persone, consapevoli di stare per morire… ma non ci riuscirete. Quindi fuori, di corsa, aria fresca e uno sguardo al cielo, quasi a voler cercare un Dio che qui sembra non esserci mai stato… e quando penserete di non poterne più arriverà il colpo di grazia, la seconda parte della visita, Birkenau. Vedrete la maledetta ferrovia che entrava nel campo, portando vagoni carichi all’inverosimile di essere umani stremati da dieci giorni di viaggio, stipati peggio delle bestie (chi non sopravviveva dava perfino una mano alle SS anticipando il loro lavoro di “pulizia”). Vedrete il cortile dove queste povere anime si mettevano in fila, davanti all’ufficiale tedesco che con un solo gesto della mano decideva chi doveva vivere o morire. Le baracche di un legno così scadente da farvi chiedere come sia possibile sopravvivere ad una sole notte d’inverno, e le latrine… un centinaio di buchi in travi di legno che superano ogni immaginazione, qualunque limite della dignità umana. Scapperete ancora fuori, di nuovo, cercando una risposta fissando il cielo… un cielo che per noi è stato esattamente come lo immaginate: grigio, cupo, spento, coperto di nuvole, senza vita come il silenzio spettrale che domina questo luogo. È impossibile riuscire a immaginare una bella giornata di sole in un posto come questo.
“Grazie”, la nostra guida polacca che ha perso qui i propri nonni ringrazia noi di essere venuti, di aver trovato il coraggio, in realtà siamo noi che vorremmo abbracciarla, mentre proviamo ad immaginare quanta forza ci voglia per fare il suo lavoro, rivivendo ogni giorno il dolore del suo popolo. È proprio per loro che lo fa, nel tono delle sue parole si nota una rabbia che finge di controllare, vorrebbe poter tornare indietro e salvarli tutti… il tuo è vero coraggio, non il nostro, “grazie” a te.