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ANNAPURNA BASE CAMP TREKKING

Arriviamo a Pokhara dopo sole sette ore di pullman, una passeggiata ormai per noi. È completamente diversa da Kathmandu, turistica ma tranquilla, il traffico e lo smog sono solo un lontano ricordo, si affaccia su un piccolo lago che rende questo luogo il posto perfetto per rilassarsi e ricaricare le batterie. Nelle giornate più limpide le vette dell’Himalaya dominano il paesaggio in tutta la loro maestosità lasciandoci a bocca aperta e ricordandoci quanto siamo piccoli dinnanzi all’immensità della natura.

La temperatura è perfetta, sembra la nostra primavera, e per la prima volta da quando siamo partiti non abbiamo bisogno delle giacche pesanti, è un sogno! La via principale lungo il lago è ricca di graziosi ed economici locali per mangiare, si va dalla cucina locale a quella indiana, cinese, italiana (o meglio, la rivisitazione nepalese), c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma noi diventeremo fedelissimi di un ristorante isralieno che si piazzerà al primo posto tra tutti quelli incontrati finora.

Dopo tre giorni di totale relax è arrivato il momento di organizzare ciò per cui siamo venuti fin qui: il trekking al campo base dell’Annapurna! La città è piena di agenzie, da qui partono tutti i trekking per questo versante dell’Himalaya, il che rende Pokhara una meta obbligatoria per tutti i viaggiatori del Nepal.

Facciamo una breve ricerca su Tripadvisor e scegliamo la Ethical Trekking Nepal perché dona una parte dei profitti ad un orfanotrofio locale. Krishna, il proprietario, è gentilissimo, ci crea un pacchetto su misura, solitamente occorrono almeno sette giorni per completare il trekking ma noi lo faremo in sei per abbassare i costi. Si parte tra due giorni, mettiamo solo lo stretto necessario nello zaino piccolo, lasceremo quello grande da Khrisna in attesa del nostro ritorno. Federica è un po’ preoccupata, non sa cosa l’aspetta, essendo per me invece la terza volta cerco di tranquillizzarla spiegandole che i sentieri sono sempre ben segnalati e soprattutto avremo una guida costantemente con noi.

La conosciamo la mattina seguente alla partenza, si chiama Deepak, è gentile e sorridente come tutti i nepalesi, ha all’incirca la nostra età ed in pochi minuti stringiamo subito amicizia.

Arriviamo con la jeep al punto di partenza e finalmente inizia l’avventura! Il paesaggio è completamente verde, attraversiamo piccoli villaggi tra precipizi e cascate totalmente circondati da Sua Maestà Madre Natura.

Il sole splende e si fa sentire, siamo in maglietta e pantaloni corti ancora ignari di quello che ci aspetta! Deepak è un’enciclopedia vivente sul Nepal, tra un passo e l’altro lo tempestiamo di domande e ci svela mille curiosità, un altro motivo per cui avere la guida è favoloso.

Ovviamente la fatica si fa sentire e dopo ogni salita siamo costretti a fare una pausa, ma lo spettacolo attorno a noi è impagabile, sembra di essere su un altro pianeta , come se qui i problemi del mondo non esistessero. I contadini offrono sempre un sorriso e ci permettono anche di visitare le loro case per entrare in contatto con la loro quotidianità.

Per mangiare ci fermiamo in uno dei tantissimi rifugi lungo la strada, non abbiamo mai apprezzato così tanto il cibo come in questi giorni durante tutta questa fatica! Il piatto più diffuso (e più consigliato direi) è il Dal Bhat, composto da riso, lenticchie e verdure varie, fornisce un’enorme ricarica di energia e soprattutto il bis è compreso nel prezzo!

La prima sera dormiamo a Chomrong, a quota 2340 metri, siamo esausti, Federica ha imprecato parecchio e si chiede come io faccia ad essere sempre col sorriso, ma è più forte di me, amo camminare in mezzo alla natura, anche se richiede versare secchiate di sudore come in questo caso. Non esiste riscaldamento ma abbiamo la doccia in camera, sarà la prima ed ultima volta, peccato che un millepiedi gigante abbia deciso di usarla insieme a noi. Superato lo shock, alle 21 sveniamo nei sacchi a pelo.

Il secondo giorno sveglia alle 7 con dolori che manco due novantenni dopo una maratona, acqua (ghiacciata) in faccia e colazione con uova, pancake e caffè. Un saluto alle meravigliose cime innevate che ammiriamo dalla terrazza del rifugio e si riparte. Il morale alle stelle, davanti a noi il percorso è tutto in discesa ma Deepak ci fa subito notare che è solo per attraversare il fiume a valle, dopodiché ci toccherà risalire fino alla cima della prossima montagna!

È molto comune incrociare contadini che guidano piccole mandrie di asinelli o cavalli, l’unica cosa da fare è spostarsi in fretta (possibilmente non dal lato del precipizio) e attendere che passino; purtroppo non sono abbastanza veloce e un piccolo ciuchino mi travolge mentre sto facendo un video! Come spesso accade in questo casi, il primo pensiero è stato proteggere la macchina fotografica piuttosto che la mia vita, fortunatamente riesco a salvare entrambe!

Inizia per la prima volta a piovere, la nostra guida si ferma in una capanna per recuperare due teli di plastica per coprirci, io gentilmente rifiuto “tanto sono solo due gocce”… mezz’ora dopo c’è così tanta acqua che forse sarebbe più il caso di remare piuttosto che camminare! Federica inizia a trasformarsi nella sua versione “chi me l’ha fatto fare” e io spero di raggiungere al più presto il luogo prescelto per il pranzo per cercare di calmarla col cibo. Abbiamo così tanta voglia di asciutto che arriviamo prima di Deepak e iniziamo a scaldarci con un the caldo, Fede ha un piccolo crollo emotivo ma insieme affrontiamo anche questo, sapevamo che ci sarebbero stati momenti del genere ma siamo determinati a superare qualunque cosa.

Quando proviamo a chiederglielo, abbiamo capito che la nostra guida tende a diminuire le distanze che restano da percorrere, probabilmente per non scoraggiarci, lo capisco, ma Federica inizia ad odiarlo per questo.

Il pomeriggio il cielo resta coperto, la pioggia non cessa quasi mai e sale una leggera foschia, ma tutto ciò rende le foreste che attraversiamo in qualche modo affascinanti, incantate nel loro silenzio, sembra di essere in una fiaba!

Dopo un intero pomeriggio di cammino la stanchezza si fa sentire, e Deepak, che da due ore continua a ripetere che mancano solo 20 minuti, non aiuta, fortunatamente non può capire le maledizioni che gli sta lanciando Federica. Come se non bastasse una bella nevicata decide di farci visita e attraversiamo l’ultimo estenuante tratto coperti di bianco. Alle 7 di sera, stanchi e stremati, arriviamo finalmente a Himalayan (2920 metri), il microscopico villaggio dove passeremo la notte, ormai Federica non rivolge più la parola neppure a me. E la situazione non migliora quando scopre dove dormiremo, un loculo con due tavole per dormire, il bagno esterno è dall’altro lato della bufera di neve. Le ricordo che la amo, mi risponde che non vuole sentire la mia voce fino a domani (questo è vero amore!).

Conosciamo una coppia di francesi simpaticissimi, si sono appena sposati e gireranno il mondo per un anno. Tra una chiacchiera e l’altra fumano sigarette come se non ci fosse un domani e ci chiediamo come riescano ad affrontare un trekking così impegnativo. Intanto, stasera nuovo record personale, a letto alle 20.30, domani è il giorno più importante, entro sera in unica tirata raggiungeremo il campo base dell’Annapurna!

Sveglia che è ancora buio, ha fatto talmente freddo che abbiamo dormito vestiti dentro il sacco a pelo! Solita colazione all’americana per fare il pieno di energia e si parte, carichi e sorridenti!

Il panorama circostante è mozzafiato, c’è il sole ma anche la neve di ieri, le foreste dei primi giorni sono finite, ora si cammina sulla rocce, saliamo seguendo il fiume che scorre a fondo valle, enormi pareti di montagne che pian piano si stringono attorno a noi quasi a volerci indicare la via, per poi riaprirsi lasciandoci attraversare enormi spazi aperti, sembra di essere nella Terra di Mezzo del Signore degli Anelli.

Passando dall’ombra al sole l’escursione termica è evidente, è un continuo togli/rimetti strati di vestiti, vestirsi a cipolla è stato fondamentale.

L’altitudine inizia a farsi sentire, sul fiato e sulle gambe, pranziamo ad un altro campo base, quello del monte Machapucchare, detto “coda di pesce” a causa della forma particolare della sua vetta; non è possibile scalarlo perché considerato una montagna sacra.

Siamo a 3700 metri, ne mancano solo poco più di 400 alla nostra meta, ma proprio quando ormai sembra fatta il tempo decide di cambiare completamente, il sole scompare e prendono il suo posto neve, nebbia e vento gelido… dobbiamo proprio guadagnarcelo questo traguardo!

Concludiamo il nostro pranzo (Dal Bhat fisso per me, zuppa calda per Federica), e ci rimettiamo in marcia. Ormai siamo rodati, sempre parecchio avanti rispetto a Deepak che ci controlla da lontano, Federica è pochi metri davanti a me, mentre provo un profondo senso di gratitudine per la vita, per quello che stiamo vivendo, amo questa ragazza che per mano mi sta accompagnando in questo giro del mondo, mi sento l’uomo più fortunato della Terra e non vorrei essere da nessun’altra parte.

È incredibile, il tempo continua a peggiorare, aumentano nebbia e neve ma noi siamo calmi, sereni, in pace, ognuno cammina da solo immerso nei suoi pensieri, le imprecazioni di Federica del primo giorno sono solo un lontano ricordo, e quasi senza rendercene conto vediamo qualcosa apparire in lontananza… non può essere il rifugio, è troppo presto, lo chiediamo a gesti a Deepak ormai molto indietro, e da lontano sentiamo solo uno “Yes” mentre ci fa il segno della vittoria. Non scorderò mai questi ultimi 5 minuti, la gioia annulla la stanchezza e praticamente quasi saltiamo verso il tanto sognato traguardo, a causa della nebbia lo vediamo solo quando gli siamo praticamente sotto, è un enorme cartello con scritto: “ANNAPURNA BASE CAMP – 4130 metri”.

La felicità esplode, ci siamo riusciti, abbiamo tenuto duro e fatti forza l’un l’altro fino alla meta, ci abbracciamo, ci baciamo, ridiamo, urliamo! Arriva Deepak e festeggiamo insieme, non ci accorgiamo nemmeno che il tempo è notevolmente peggiorato, sono le 16.30 e già non si vede più nulla, dobbiamo correre nel rifugio, avremo tempo domattina per le foto della vittoria!
Tutto è completamente bianco e fa un freddo cane ma noi siamo troppo euforici per rendercene conto, arrivano anche i nostri amici francesi, stremati ma felici, e per rendere giustizia a questo momento unico compriamo una piccola bottiglia di rum per brindare insieme. E così, avvolti nelle coperte in stile rotolino di sushi, con una sola mano scoperta, solleviamo i bicchieri e consegnamo questo momento alla storia!


La mattina seguente la bufera è passata, c’è un cielo limpidissimo e ci alziamo prima che sorga il sole per ammirare l’alba sull’Annapurna… che momento meraviglioso!

Dopo colazione scattiamo le foto che non abbiamo potuto fare il giorno prima e ci godiamo ancora per un po’ tutto questo, ne passerà del tempo prima del prossimo viaggio in Nepal! Chiudiamo gli zaini e iniziamo la discesa, siamo fieri di noi e Federica è al settimo cielo perché sa che le salite massacranti sono finite e il freddo gelido sta per terminare.

È come se fossimo nati tra queste montagne, i nostri muscoli ormai sono allenati e la respirazione non è più un problema, ed ovviamente in discesa la velocità quasi raddoppia! In un solo giorno ne recuperiamo due fatti in salita e al tramonto iniziamo ad intravedere i primi segni di verde, le foreste riprendono lentamente il posto delle rocce.

Un’ulteriore giornata per arrivare quasi al punto di partenza, ma non senza fermarci per passare la notte vicino ad una caldissima sorgente termale dove restiamo a mollo per ore, il panorama è mozzafiato, non potevamo desiderare un premio migliore dopo la fatica e il freddo di questi giorni… grazie karma!

L’ultima cena (e brindisi) coi ragazzi francesi e siamo all’ultimo giorno, è “solo” il sesto ma quassù sembrano molti di più, siamo riusciti nell’impresa di compiere questo trekking che necessita dai 7 ai 10 giorni, in soli 6! Abbiamo superato noi stessi, quest’esperienza non solo ci ha mostrato luoghi unici al mondo ma ci ha insegnato a superare i nostri limiti, a superare la fatica, a capire che uniti, insieme, siamo invincibili.

 

IT’S NEVER TOO LATE!

Comments

  • 22 Aprile 2018

    Ragazzi siete uno spettacolo! Ho letto tutto d’un fiato, ridendo a crepapelle e immaginando le scene che descrivete.. Soprattutto mi ritrovo nelle maledizioni di Federica, anch’io avrei un crollo non da poco di fronte a un’impresa così ardua e anch’io avrei l’enorme fortuna di avere Marco a spronarmi e darmi forza come hai fatto tu con lei.. Grandi! 🤘

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